VIAGGIO IN ITALIA - ROBERTO ROSSELLINI

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Description

ROBERTO ROSSELLINI

VIAGGIO IN ITALIA

LOCANDINA



Titolo Originale: Viaggio in Italia

Regia: Roberto Rossellini

Soggetto e sceneggiatura: Roberto Rossellini e Vitaliano Brancati; fotografia: Enzo Serafin; montaggio: Jolanda Benvenuti; scenografia: Piero Filippone;

costumi: Fernanda Gattinoni; fonico: Eraldo Giardini; musica: Renzo Rossellini; interpreti: Ingrid Bergman (Katherine Joyce), George Sanders (Alexander

Joyce), Paul Muller (Paul Dupont), Anna Proclemer (la prostituta), Marie Mauban (Marie), Leslie Daniels (Tony Burton), Natalia Ray (Natalia Burton), Jackie

Frost (Judy); produzione: Sovrania Film – Junior Film – Italia Film; distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Italia, 1953; durata: 79'.


SINOSSI

Alexander Joyce, uomo d’affari londinese, e sua moglie Katherine si rendono conto, dopo dieci anni di vita in comune, che la monotonia sta uccidendo il loro

amore. Avendo ereditato una casa in Italia, decidono pertanto di recarsi a Napoli, sia per vedere l’abitazione sia per uscire dalla routine. L’Italia li

sconvolge e all’inizio sembra confermare l’opportunità della separazione, già da loro presa in considerazione in patria. Alexander frequenta per un po’ una

prostituta e Katherine si sente sempre più infelice e disorientata. Tra i coniugi però viene fuori il reciproco attaccamento di fondo quando insieme

assistono ad una processione religiosa e capiscono che la loro unione non è finita.

RECENSIONE

Molti film di Rossellini furono accolti freddamente dalla critica cinematografica, ma il numero di stroncature che ricevette Viaggio in Italia non ha

paragoni. Alcuni giudizi rasentavano l’insulto. Per esempio, Marino Onorati, critico di «Film d’Oggi», consigliò a Roberto di cambiare mestiere. E lo fece

senza mezzi termini: «L’unica possibilità che ancora resta a Rossellini di farsi considerare un grande regista è quella di ritirarsi definitivamente dallo

schermo e di far togliere dalla circolazione i suoi ultimi quattro o cinque film. Cambiare mestiere in certe circostanze è senza dubbio la cosa più saggia

che si possa fare». Ma noi, che siamo i posteri, possiamo oggi rallegrarci del fatto che Roberto non cambiò mestiere. Altri avrebbero potuto farlo, senza

grave danno per l’umanità. Tullio Kezich, che faceva recensioni un po’ più raffinate per «Sipario», scrisse: «Nem­meno stavolta Rossellini ha avuto la

capacità o la costanza di mettere ordine nell’intricata matassa di intenzioni da cui nasce ogni suo film; e più che in altre occasioni il suo metodo appare

qui ina­deguato, dilettantesco nel senso peggio­re». Dalla sua tribuna di «Festival» gli faceva eco Ezio Colombo: «Viaggio in Italia non fa altro che

confermare l’asso­luta, progressiva, irrimediabile decaden­za di Rossellini. È triste dover dire di un regista che ci ha dato film notevoli anche se

sopravvalutati, come Roma città aper­ta e Paisà, quello che abbiamo detto. Ma è anche incomprensibile come un artista possa giungere a simili squilibri nel

suo lavoro, abbassandosi fino alle infamie tipo Viaggio in Italia. In questo film non c’è soggetto, non c’è dialogo, non c’è sceneggiatura, non c’è regia: è

un’accoz­zaglia di immagini che girano a vuoto, tediosamente, senza il minimo barlume di interesse. Un qualunque documentari­sta avrebbe potuto darci di più,

fotogra­fando i celebri monumenti. Viaggio in Italia è più che un brutto film: è un vero e proprio insulto all’intelligenza degli spettatori». Si tratta di

stroncature stori­che. Viaggio in Italia era un film troppo moderno per essere apprezzato dall’esta­blishment della critica, che, negli anni ’50 si stava già

consolidando come agglome­rato di potere e cominciava ad incarnare una tendenza fortemente conservatrice nel panorama della cultura cinematogra­fica

italiana. In realtà, Viaggio in Italia mi pare un’opera straordinaria: è diffici­le trovare in altri film lo stesso livello di integrazione psicologica tra

personaggio ed ambiente. Qui Rossellini riesce a penetrare nelle viscere della cultura di­ una terra, a raccontarne la storia attra­verso le sensazioni di

due viaggiatori stranieri. Viaggio in Italia ha il fascino di un racconto e la sostanza di un saggio storico‑etnografico. Erano innegabili tut­ti i suoi

problemi di sceneggiatura. Ma Rossellini non si era nemmeno preoccu­pato di risolverli: egli cercava nuove strutture di racconto e costruì la sua storia sul

filo del pensiero. Viaggio in Italia è un film dell’intelletto e dello spirito, anche se non ha nulla a che fare con l’idea di Dio. Alexander e Katherine

Joyce si scoprono estranei l’uno all’altro, estranei anche al luogo nel quale sono giunti. Lei cerca di scoprirlo, lui lo rifiuta. Ma entrambi finiscono per

per­dersi negli eventi e annullarsi in quel luogo: l’entroterra partenopeo appare loro come una sorta di enorme museo aperto, nel quale perfino gli uomini

sono testimonianze del passato. Che choc per due manager anglosassoni in cerca di rapidi affari! Quel luogo diventa uno spazio della mente: la sua storia

diventa la storia dell’uomo. Katherine percepisce la grandezza di quel cuore che batte dentro le cose, dentro la terra, dentro le antiche statue, nelle

rovine dei tempi e nelle grotte. La sua estraneità entra in crisi. Si trasforma. Diventa una forma di commossa partecipazione al miracolo della natura e

della storia. Il finale del film, con la folla che separa i due protagonisti e poi li getta l’uno nelle braccia dell’altra, è una sorta di rivela­zione,

simile a quella del finale di Strom­boli. Roberto chiude il film in maniera semplicemente geniale. La riconciliazione di Alexander e Katherine non obbedisce

ad una legge logica, ma quasi ad un riflesso condizionato che – mentre si attua – diventa sentimento. Rossellini sa giocare con le nostre emozioni e ne fa

ciò che vuole. Se l’establishment della critica italiana lo disprezzò profondamente, Viaggio in Ita­lia suscitò invece ammirazione sviscerata in un gruppo di

giovani francesi, aspiranti cineasti. Uno di loro, Jacques Rivette, scrisse sui «Cahiers du Cinéma»: «Con l’apparizione di Viaggio in Italia tutti i film

sono improvvisamente invecchiati di dieci anni». Il giovane François Truffaut inviò a Rossellini una lettera, piena di reverenza e di stima, nella quale lo

informava pure della triste sorte che i distributori francesi avevano riservato a Viaggio in Italia: il film era diventato La divorcée de Naples ed era stato

ampiamente alterato nel montaggio. Insieme ai suoi amici Truffaut promosse un’azione legale contro il distributore malandrino e ottenne che il film

circolasse anche in Francia nell’edizione originale.
Stefano Masi, Enrico Lanci, I film di Roberto Rossellini, Gremese

SCREENSHOTS



SCHEDA TECNICA

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[ Info sul file ]

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Rapporto generato da AVInaptic (18-11-2007) in data 29 dic 2009, h 01:47:23

NOTE


Audio = Italiano - Spagnolo Ac3
Sottotitoli = Italiano - Spagnolo



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This copy of Viaggio in Italia is in Spanish with SPANISH subtitles. Believe it or not...
hahaha thanks for the forewarning