TUDOR LODGE
TUDOR LODGE
Titolo:Tudor Lodge
Data Uscita: 1971
Genere: Progressive Folk
Etichetta: Vertigo
- Lyndon Green / vocals, guitars
- John Stannard / vocals, guitars
- Ann Steuart / vocals, guitars, piano, flute
Additional musicians:
- Graham Lyons / bassoon, clarinet
- G Warcham / oboe, cor anglais
- Tony Coe / alto flute, clarinet
- Sonny / African drums
- Sergei Berzkorvany / violin
- David Marcoy / violin
- Fred Buxton / viola
- Suzanne Perreault / cello
- Danny Thompson / bass
- Terry Cox / drums
1. It all comes back to me
2. Would you believe?
3. Reflection
4. Two steps back
5. Help me find myself
6. Nobody's listening
7. Willow tree
8. Forest
9. I see a man
10. Lady's changing home
11. Madeline
12. Kew Gardens
Forse questa band ha toccato uno dei picchi assoluti nel campo del progressive-folk inglese. L'unico disco dei Tudor Lodge è un omonimo() uscito su Vertigo (1971) che non ha molto a che fare, in effetti, col filone del folk-rock elettrico portato in auge da Fairport Convention e simili: il trio titolare, cioè Lyndon Green e John Stannard (chitarre/voce) più Ann Steuart (voce/chitarra/piano/flauto) sembra infatti a proprio agio dentro melodie e atmosfere prettamente acustiche, agresti e malinconiche, senza concedere molto al gusto della contaminazione. Il fulcro è sicuramente costituito dal timbro limpido e soave di Ann Steuart, una voce che cattura l'attenzione sin dalle prime battute di "It all comes back to me", e soprattutto nella splendida "Two steps back", breve ma compiuto inno all'armonia perduta che si libra purissimo sulle note di pianoforte, flauto e chitarre. Al disco, tutto basato su composizioni originali del trio (a parte la finale "Kew garden" di McTell), portano il loro contributo molti ospiti di prestigio (come Danny Thompson, il bassista dei Pentangle), ma l'effetto non è mai quello di enfatizzare il paesaggio sonoro, bensì di sottolineare al meglio, in arrangiamenti perfettamente calibrati, la delicata ispirazione dei Tudor Lodge. Così, a parte alcuni bei passaggi di archi e fiati (clarinetto, flauto, oboe, corno) i dodici brani s'incentrano tutti sul gioco delle armonie vocali, a tratti corali (come in "Nobody's listening"), assecondati dal discreto tappeto acustico di archi e strumenti a corda ("Forest") o dal timbro arioso di corno e flauto ("I see a man"). Uniche eccezioni, relative, sono l'attacco misterioso di "Willow tree", e la più ritmica "The lady's changing home", tra i pochi momenti scanditi dalla batteria e con un solo di chitarra elettrica. L'unico strumentale è invece "Madeline", virtuoso saggio alla chitarra acustica firmato da Green. Si tratta, in conclusione, di un vero e mirabile manifesto di tutta la grazia cristallina che il folk britannico ha saputo esprimere in una stagione forse irripetibile.
Trovatelo, rimediatelo, rubatelo, fate quello che volete ma fatelo vostro. Un'ottima alternativa (se non addirittura migliore) ai Jefferson Airplane, Curved Air, Colosseum.
CD FORMATO FLAC
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