(Takashi Miike)Visitor Q[XviD - Jap Mp3 - Sub Ita Eng Esp Deu]

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(Takashi Miike)Visitor Q[XviD - Jap Mp3 - Sub Ita Eng Esp Deu] (Size: 699.91 MB)
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Description

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SCHEDA DEL FILM



Titolo: Visitor Q

Titolo originale: Bijitā Kyū

Nazionalità: Giappone

Anno: 2001

Genere: Drammatico

Regia: Takashi Miike

Produzione: Alphaville, Cinerocket

Distribuzione: Cecchi Gori Home Video

Trama

Visitor Q narra le vicissitudini degli Yamazaki, una tipica famiglia appartenente al ceto medio giapponese e composta da padre, madre e due figli, un maschio e una femmina. Il padre e' un repressissimo cronista televisivo che ha il compito di girare un documentario sulla violenza e il sesso tra i giovani, la madre e' una casalinga con problemi di tossicodipendenza, nonché prostituta, il figlio maschio e' vittima di continue violenze da parte dei suoi coetanei e la figlia e' fuori casa e anch’essa si prostituisce. Un giorno, un misterioso personaggio, il Visitatore, incontra il padre (in maniera alquanto insolita: gli molla un macigno in testa) e da qui entra prepotentemente all'interno della sfera familiare degli Yamazaki. L'arrivo del visitatore sara' tutt'altro che ininfluente per la famiglia Yamazaki, e questo portera' a grossi cambiamenti ad un riavvicinamento dei vari componenti della famiglia…



Recensione

Nato come parte di un progetto per la tv giapponese chiamato Love Cinema, Visitor Q e' senza dubbio uno dei film piu' particolari ed eccessivi del regista giapponese, nonché una delle vette più alte mai raggiunte nell’ambito della sua vasta produzione cinematografica. Visitor Q è un film dove il tema predominante è quello della famiglia e dei ruoli che i suoi componenti ricoprono all’interno di essa, nonché della (ri)scoperta dei reali sentimenti che ognuno di loro prova, grazie all’intervento di un elemento esterno ad essa, ossia il Visitatore. Detta così, la vicenda sulla quale si impernia questo film potrebbe quasi apparire come una banale melensaggine, priva di mordente per un pubblico affamato di emozioni e tutto sommato noiosa: niente di più sbagliato, quando c’è di mezzo Takashi Miike bisogna aspettarsi di tutto. Con un budget ridotto all’osso (70.000 dollari USA) e girato completamente in video, Visitor Q riesce a catapultare lo spettatore nel bel mezzo della mischia; mai come in questo caso la scelta – sicuramente dettata anche dal budget - di girare in video fu più azzeccata. In questo modo infatti, si ha la sensazione di essere di fianco ai personaggi quasi come se stessimo guardando un reality show, sensazione rafforzata anche dal fatto che la telecamera è spesso posizionata all’altezza dello sguardo di una persona, sia in piedi che seduta. Il punto di vista delle scene che si svolgono all’interno delle stanze di casa Yamazaki sono poi riprese con la telecamera posizionata all’esterno di esse, oppure parzialmente coperte da muri, spigoli, o ancora attraverso dei fori. In questo modo si ha la sensazione di essere fisicamente presenti sulla scena a sbirciare i personaggi del film. Kiyoshi (il padre) inoltre, è un reporter televisivo che sta girando un documentario sulla gioventù di oggi e utilizza ovviamente una telecamera per effettuare svariate riprese, anche dei suoi due figli. Non è difficile notare come la telecamera di Kiyoshi si sostituisca spesso allo sguardo dello spettatore: già nella scena iniziale, dove vediamo quest’ultimo recarsi dalla propria figlia, prostituta, per un “servizio”, il regista alterna riprese in soggettiva dalla telecamera del padre, e riprese dall’esterno, come se ci fosse un terzo personaggio – lo spettatore – che sta guardando la scena all’interno della stanza. E ancora prima, all’inizio del film, una scritta bianca in campo nero riporta il quesito: “lo hai mai fatto con tuo padre?”, come se Miike volesse coinvolgere fin da subito lo spettatore, prendendolo per mano e facendolo entrare nel suo mondo dalla porta principale. E poco dopo, lo spettatore sara’ ulteriormente richiamato all’attenzione da altre due scritte, il tutto nella prima parte del film. La famiglia, dicevamo. Quella della famiglia è una delle tematiche principali del regista di Osaka, ma in questo caso da una situazione iniziale di separazione si arriva ad un progressivo avvicinamento dei familiari, e dove solitamente vediamo il gruppo disgregarsi partendo da una situazione di compattezza seppur fragile, in Visitor Q accade l’esatto contrario confermando, se ancora ce ne fosse bisogno, che con Miike le sorprese sono la regola e non l’eccezione. La situazione di partenza vede ogni personaggio appartenente alla famiglia estremizzare all’eccesso (un’altra parolina che fa rima con Miike) il proprio comportamento, secondo il ruolo che deve ricoprire seguendo le regole non scritte che la società impone ad esso. Come esempio si veda quello di Keiko, la madre, che ha un comportamento da casalinga dimessa, sempre zitta e servile, costretta a subire senza alcuna reazione gli sfoghi di violenza da parte di Takuya, il figlio; oppure pronta ad espletare il dovere coniugale in maniera meccanica – davvero splendida la scena di quando lei, avvicinandosi ai genitali del marito appena rincasato dopo aver avuto un rapporto sessuale con la figlia, ne sente l’inconfondibile odore, ma dopo un attimo di titubanza non esita a continuare quello che aveva iniziato con evidente rassegnazione. In questo modo, ogni personaggio è talmente impegnato a recitare il proprio ruolo che arriva ad azzerare, o meglio ignorare, i sentimenti che prova per gli altri componenti della famiglia: e allora è normale vedere Kiyoshi e il visitatore mangiare silenziosamente a tavola mentre Takuya percuote ferocemente la madre Keiko, è normale che Kiyoshi osservi il figlio Takuya venire picchiato e umiliato dai suoi compagni di scuola, è persino normale che Kiyoshi vada a letto con sua figlia Miki e poi venga addirittura da lei deriso, come se fosse un perfetto estraneo, con una freddezza che sconfina quasi nella cattiveria. E tutti i familiari vivono sotto lo stesso tetto, a parte Miki che è fuggita di casa, ma alla fine è come se fossero soli, ognuno impegnato a recitare e a reprimere in maniera talmente profonda (eccessiva, anche qui) i propri sentimenti e le proprie pulsioni, in preda ad una solitaria disperazione. Un’altra scena notevole, efficace metafora di quanto sia difficile riavvicinarsi ai propri familiari è quando Keiko è alle prese con un puzzle rappresentante la figura di una ragazza, come se stesse cercando di ritrovare la propria figlia (che è lontana anche fisicamente, visto che vive fuori casa), per poi vedere il proprio operato buttato per aria da Takuya ed essere poi ferocemente percossa. E’ davvero incredibile come Miike riesca, con poche immagini, a dirci così tanto. E non e’ finita; una delle scene chiave del film, quando grazie al visitatore Keiko ritrova la propria femminilita’ e il proprio istinto di maternita’, vede quest’ultima entrare in casa e trovarsi davanti ad un percorso fatto coi pezzi del puzzle, che termina al cospetto del portaritratti contenente la foto della figlia. Il percorso e’ stato fatto dal Visitatore per attirare la madre presso di se’ e aiutarla a ritrovare la propria femminilita’ in maniera peculiare ma significativa: facendole uscire fiotti di latte dal seno. Benche' in un primo momento si abbia l'impressione che Keiko sia sessualmente eccitata - probabilmente "sente" che qualcosa si sta risvegliando in lei, il Visitatore sembra quasi il maestro che conduce per mano l’allievo verso la scoperta di qualcosa, e il viso di Keiko - quando comincia a capire e a (ri)scoprirsi - e’ rilassato ed esprime gioia e felicita’. Successivamente Keiko non avra’ piu’ bisogno di un aiuto esterno, ma riuscira’ a spruzzare il latte da sola: cio’ significa che l’intervento di un elemento esterno quale il Visitatore e’ servito a dare il “la” per la ricerca di un qualcosa che i personaggi stavano gia’ bramando disperatamente, ma era sepolto sotto le loro inibizioni e convenzioni. Non e’ difficle a questo punto ritrovare in Visitor Q la tematica miikiana della ricerca della felicita’. La figura di Keiko, tra i vari appartenenti alla famiglia Yamazaki, e’ senza dubbio quella piu’ forte, e il percorso che essa compira’ fino ad arrivare alla riscoperta di se stessa e degli affetti familiari (e quindi, della felicita’) e’ quello delineato in maniera piu’ definita. Non a caso e’ anche la prima persona che il Visitatore riesce a cambiare, e si ha quasi l’impressione che sia lei che debba poi insegnare agli altri componenti della famiglia come cominciare a riscoprire i desideri di ognuno. Se noi infatti ci soffermiamo ad osservare il percorso che compira’ Kiyoshi per riscoprire la felicita’, vedremo che fino all’ultimo questi sara’ in qualche modo dipendente dalla moglie e persino dalla sua droga, utilizzata in uno dei passaggi piu’ estremi del film per rilassare il “muscolo della felicita’” che e’ rimasto incastrato nel cadavere della collega giornalista Asako. E poco prima, Kiyoshi e’ protagonista di un’altra scena visivamente disgustosa ma dal ricco significato; sto parlando di quando, una volta portato il cadavere di Asako nella serra di casa, Kiyoshi comincia ad essere consapevole delle proprie pulsioni, e, preso dall’eccitazione comincia a toccare il corpo della ragazza nelle parti intime. Quando questi si rende conto che Asako, pur essendo morta e’ bagnata nelle parti intime, un’espressione di inequivocabile felicita’ compare sul suo viso e finalmente sembra arrivato per Kiyoshi il momento di riscoprire la propria virilta’, talmente potente da far bagnare persino le donne morte. Ma quando subito dopo si rende conto che la causa del bagnato non e’ altro che il contenuto dell’intestino della morta, la sorpresa si tramuta in disgusto, Kiyoshi e’ umiliato per l’ennesima volta e questo non e’ altro che l’ennesimo duro colpo per la sua mascolinita’. Ma grazie alla moglie e al Visitatore, anche lui riesce alla fine a riallacciare i rapporti con la propria famiglia rimanendo pur sempre dipendente dalla figura della moglie; emblematica e’ in questo caso la scena finale che vede Kiyoshi succhiare il latte dal seno di Keiko come se fosse un bambino. Notate come in questo film la figura piu' forte risulti essere quella femminile, confutando cosi' le numerose accuse di misoginia mosse verso il regista. In Visitor Q, e’ interessante anche notare come i personaggi accumulino tensione da una parte e la sfoghino dall’altra, con un modello di comportamento causa-effetto: Takuya viene torturato dai propri coetanei QUINDI si sfoga picchiando la madre, quest’ultima viene picchiata dal figlio e quasi ignorata dal marito QUINDI fa ricorso alla droga per ottenebrare la mente; Kiyoshi viene umiliato piu’ volte, dalla figlia (che arriva a sfotterlo chiamandolo “uccello veloce” nella scena iniziale, a causa della sua rapidita’) ma anche dai giovani sui quali sta girando un documentario (quando va da loro a proporre un’intervista viene brutalmente sodomizzato col microfono) e QUINDI si sfoga in vari modi, fino ad uccidere la collega. La figlia Miki e’ il personaggio piu’ atipico dei quattro: principalmente per il fatto che non vive in casa assieme agli altri, ma tornera’ verso la fine del film, sempre grazie all’intervento del simpatico Visitatore che regalera’ anche a lei un bel macigno sul cranio. E il cerchio si chiude. Visivamente, il film e' uno schianto, grazie alle immagini regalateci dal fidato direttore della fotografia Hideo Yamamoto e da un Miike in forma smagliante. Dai colori pacchiani delle camere d'albergo dove vengono consumati i rapporti (incestuosi e non), alle scene semibuie ambientate in casa fino ad arrivare agli ultimi, bellissimi istanti ambientati nella serra, i colori e le luci sono a mio avviso azzeccatissimi e contribuiscono a creare la giusta atmosfera (che e' quello che poi dovrebbe succedere in ogni film). Di scene forti ce ne sono a bizzeffe: violenza e sesso, ovvero il manto quasi onnipresente in ogni film del regista e' qui piu' spesso che mai, ma se lo spettatore riesce a superare (e sopportare) gli eccessi visivi di Visitor Q, potra’ godersi appieno un’opera ricca di significato, profonda, in poche parole una bellissima metafora sulla crisi dei valori della famiglia e degli affetti nella societa' contemporanea giapponese.



SCHEDA TECNICA



[ Info sul file ]



Nome: Visitor Q.avi

Data: 25/08/2006 14:37:12

Dimensione: 733,794,304 bytes (699.801 MB)



[ Info generiche ]



Durata: 01:24:07 (5047.2 s)

Tipo di contenitore: AVI OpenDML

Streams totali: 2

Tipo stream n. 0: video

Tipo stream n. 1: audio

Audio streams: 1

ISFT: Nandub v1.0rc2

INAM: Visitor Q

ISBJ: Visitor Q

IART: Takashi Miike

ICOP: SOUTHSiDE

ICMT: ® 2002 by SOUTHSiDE Ripping Crew

JUNK: Nandub build 1853/release



[ Dati rilevanti ]



Risoluzione: 576 x 432

Larghezza: multipla di 32

Altezza: multipla di 16



[ Traccia video ]



FourCC: xvid/XVID

Risoluzione: 576 x 432

Frame aspect ratio: 4:3 = 1.333333

Pixel aspect ratio: 1:1 = 1

Display aspect ratio: 4:3 = 1.333333

Framerate: 25 fps

Frames totali: 126180

Stream size: 641,982,817 bytes

Bitrate: 1017.566677 kbps

Qf: 0.163574

Key frames: 701 (0; 300; 600; 823; 1123; ... 125931)

Null frames: 0

Min key int: 6

Max key int: 531

Key int medio: 180

Ritardo: 0 ms



[ Traccia audio ]



Audio tag: 0x55 (MP3)

Bitrate (contenitore): 133.024 kbps VBR

Canali (contenitore): 2

Frequenza (contenitore): 44100 Hz

Chunks: 193213

Stream size: 83,929,635 bytes

Preload: 496 ms

Max A/V diff: 496 ms

Tipo: MPEG-1 Layer III

Chunk-aligned: Sì

Emphasis: none

Mode: joint stereo

Ritardo: 0 ms



[ Info sulla codifica MPEG4 ]



QPel: No

GMC: No

Interlaced: No

Aspect ratio: Square pixels

Quant type: MPEG



[ Profile compliancy ]



Profilo da testare: MTK PAL 6000

Risoluzione: Ok

Framerate: Ok

Avvertenza: Se vuoi un rapporto più completo e preciso clicca su "Analisi DRF"

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Thanks so much. This is priceless.
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