[MT]Stephen King – Il miglio verde[Ebook-Ita-Pdf-Fantastico]

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Titolo originale: The Green Mile

Titolo italiano: Il miglio verde

Autore: Stephen King

1ª ed. originale: 1996

Anno di pubblicazione: 1998

Genere: Romanzo

Sottogenere: Fantastico

Editore: Sperling Paperback

Collana: Super Bestseller

Traduttore: Tullio Dobner

Pagine: 552




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Ambientato nell'America della Grande Depressione, nel penitenziario di Cold Mountain, il romanzo racconta l'indimenticabile, tragica storia di John Coffey - nero grande e grosso dall'animo straordinariamente delicato condannato alla pena capitale con l’accusa di aver violentato e ucciso due gemelline di nove anni. Viene narrata a noi lettori, molti anni dopo, dal sovrintendente del carcere Paul Edgecomb, che si offre di aiutare ogni prigioniero a trascorrere gli ultimi giorni serenamente e a percorrere con dignità il tratto finale del braccio della morte, noto appunto come "il Miglio Verde". Edgecomb ha accompagnato più di settantotto detenuti al loro appuntamento con la sedia elettrica, ma non ne ha mai incontrato uno come Coffey, un uomo che, nonostante l'orribile delitto di cui è accusato, ha dentro di sé il potere di fare del bene al prossimo e tuttavia desidera solo morire. In questo luogo senza ritorno, il funzionario scopre la terribile verità sulla dote del gigante, una verità che mette a dura prova le sue convinzioni più radicate. Pubblicato la prima volta nel 1996 in sei puntate mensili, è un romanzo estremamente ricco e complesso che non smette mai di incantare. Arricchita da un'introduzione dell'agente letterario di Stephen King - Ralph Vicinanza - che ripercorre le tappe di una strepitosa avventura editoriale, e dalle illustrazioni di Mark Geyer, ecco per la prima volta l'edizione rilegata "da collezione".



Incipit:

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Gli avvenimenti risalgono al 1932, quando il penitenziario di stato si trovava ancora a Cold Mountain. E là c'era anche naturalmente la sedia elettrica.

I detenuti scherzavano sulla sedia, come sempre si fa delle cose di cui si ha paura, ma da cui non ci si può sottrarre. La chiamavano Old Sparky, come dire lo Scintillante, o Big Juicy, la Scaricona. Circolavano battute sulla bolletta della luce e su come e dove Moores, il direttore del nostro carcere, avrebbe cucinato il suo pranzo del Ringraziamento, quell'autunno, con la moglie Melinda troppo malata per mettersi ai fornelli.

Ma in quelli che dovevano veramente sedervisi, la voglia di scherzare si spegneva in un baleno. Nel periodo da me trascorso a Cold Mountain ho presieduto a più di settantotto esecuzioni (questo è un numero sul quale non ho mai fatto confusione; me lo ricorderò sul letto di morte) e credo che, per la maggioranza di quegli uomini, la verità di ciò che stava accadendo li colpiva finalmente come una legnata quando gli bloccavano le caviglie alla solida quercia delle gambe di Old Sparky. In quel momento (vedevi la consapevolezza riempirgli piano piano gli occhi, una specie di freddo sgomento) si rendevano conto che le gambe avevano concluso la loro carriera. Dentro vi scorreva ancora il sangue, i muscoli erano ancora reattivi, ma avevano chiuso lo stesso; non avrebbero percorso nemmeno più un metro di un sentiero fra i boschi, non avrebbero più ballato con una ragazza a qualche festa di campagna. Ai clienti di Old Sparky la coscienza della propria morte saliva dalle caviglie. C'era un sacchetto nero di seta da mettergli sulla testa quando avevano finito di pronunciare le loro ultime parole, perlopiù incoerenti. Il cappuccio era per loro, ma io ho sempre pensato che in realtà fosse per noi, per impedirci di vedere l'orribile marea di sgomento che sale nei loro occhi quando cominciano a capire che moriranno con le ginocchia piegate.

A Cold Mountain non c'era un braccio della morte, solo il Blocco E, separato dagli altri quattro e grande suppergiù un quarto, in mattoni invece che di legno, con una raccapricciante lastra di metallo per tetto, che nel sole estivo scintillava come un occhio in delirio. Sei celle, tre per lato su un ampio corridoio centrale, ciascuna grande quasi due volte le celle degli altri quattro blocchi. Ed erano singole. Spazi generosi per una prigione (specialmente negli anni Trenta), ma i detenuti le avrebbero volentieri scambiate per una qualunque delle celle negli altri quattro settori. Credetemi, lo avrebbero fatto.




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Ambientato nel 1932, nel penitenziario di Cold Mountain, prende il titolo dalla strada che separa la sedia elettrica dalle celle normali; King, nell'introduzione al suo libro Storm of the Century dice che la genesi creativa del romanzo gli è venuta avendo nella menta l'immagine precisa di un uomo nero, possente, seduto nella cella, che vede arrivare un secondino spingendo un carrello di metallo con una ruota cigolante, vendendo ai prigionieri dolci e sigarette. L'uomo nero è John Coffey, in attesa dell'esecuzione della condanna capitale perchè accusato dello stupro e dell'omicidio di due bambine.

Paul Edgecombe, un secondino che non ha voluto derogare alla sua umanità, non riesce a capire come quell'uomo, dotato di una sensibilità fanciullesca, e di un'innocenza senza pari, capace di "assorbire" la sofferenza del prossimo con la sola imposizione delle mani, possa essere colpevole di un delitto tanto efferato.

A seguito della morte di Eduard Delacroix in maniera atroce, a causa della manomissione della sedia elettrica da parte di un secondino sadico (il classico cattivo miltoniano), Edgecombe trova la forza per iniziare una personale ricerca della verità.

Il libro ha una doppia valenza: opera letteraria ad altissimo livello e denuncia sociale, contro le strutture giudiziarie di un sistema fondato sul principio "Chi volete libero, lui o Barbabba?", per cui uccidere un innocente (meglio se di colore) ha un peso esclusivamente in termini "elettorali".

Quella di Coffey è una figura "messianica", e tutto i libro è permeato di questa religiosità pagana. King ha una capacità ed una leggerezza calviniana nel trattare l'argomento carcere: il racconto "Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank", contenuto nella raccolta "Stand by me" e da cui è tratto lo stupefacente film "Le ali della libertà", dovrebbe bastare per fare capire cosa intendo ma con "Il miglio verde" King raggiunge delle vette pazzesche.




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