Martin Heidegger vol 1-Opere[Pdf - Ita Deu][TNT Village] [Tntvillage.Scambioetico]
MARTIN HEIDEGGER
Vol. 1
Opere
.: DETTAGLI :.
Autore: Martin Heidegger
Anni di prima edizione dei libri presentati: 1927-57
Lingua: Italiano, Tedesco
Genere: Filosofia
Dimensione complessiva dei file: 90,7 MB
Formato dei file: Pdf
.: TITOLI DELLA RACCOLTA :.
Essere e tempo (Sein und Zeit) italiano e tedesco
Introduzione alla metafisica
Kant e il problema della metafisica
Saggi e discorsi
Sentieri interrotti
Oltre la linea (con Ernst Jünger)
.: SINTESI POPOLARE DELLA FILOSOFIA DI MARTIN HEIDEGGER :.
Prima fase
In un’epoca in cui - anche in filosofia – è nettamente dominante la divisione dei saperi in campi autonomi, Martin Heidegger ha riproposto alla riflessione, la ricerca di un senso complessivo delle cose. Lo ha fatto in una nuova prospettiva, che consiste in breve nel non partire da una dimensione che prescinda dalle effettive condizioni in cui i problemi filosofici sono posti - quelle condizioni che sono di umanità e di precarietà esistenziale in cui l’uomo si trova sempre; perché di fatto è l’uomo in carne, ossa, e problemi, ad operare la ricerca di un senso globale, - ed è a partire dall’indagine sull’uomo reale che ci si può occupare della verità reale. In Essere e tempo (1927), Heidegger ricostruisce le strutture fondamentali dell’esistenza umana, al fine di rinvenire mediante esse, il senso dell’essere in generale.
L’uomo cerca molte cose, ma ha un atteggiamento fondamentale costante, che è quello di aver a che fare sempre con delle cose da portare a termine; il senso della vita umana è quindi l’aver di mira il mondo all’interno di un progetto, di un’intenzionalità. Questo basta ad escludere che l’uomo constati semplicemente la realtà in maniera disinteressata, quasi fosse un occhio puro sulle cose; e conclude che la sua esistenza ha senso solo nello scorrere del tempo – cioè nella scansione progressiva di stati che vanno dall’inizio appunto di un progetto, al suo eventuale compimento -, e non nell’eternità. Heidegger dice Senso (sinn), ma non è l’accezione comune per cui il senso di qualcosa è quell’ente che ne costituisce la fondazione dimostrata, e che ne è causa e fine (tr{spam link removed}onalmente, Dio); ma le condizioni di possibilità in generale del significato – che non sono considerate un ente, ma, come il cielo non crea gli uccelli, bensì fa da sfondo necessario per la loro visibilità, ciò che svela l’essere delle cose.
Seconda fase
Tutte le cose sono nel tempo, ma il loro senso complessivo? Nella seconda fase del suo pensiero, Heidegger crede di ricostruire la storia della filosofia – e della civiltà occidentale – attraverso i modi in cui il senso complessivo delle cose si è dato di epoca in epoca; ma non vede un’identità che raccolga questi modi in un senso a sua volta superiore - pur accennando a dei possibili tratti comuni fra essi. Anche se poi individua un senso unitario nel progressivo progetto di controllo totale delle cose, dapprima da parte degli dei, poi dell’uomo, fino ad arrivare alla moderna civiltà della tecnica, in cui l’uomo è stato ormai superato dagli apparati istituzionali, industriali, militari, guidati dal sapere tecno-scientifico.
Terza fase
La terza fase della riflessione heideggeriana riguarda un’altra condizione di possibilità del modo - a noi - di darsi delle cose: il linguaggio. Abbiamo nozioni sulle cose, che variano in continuazione: perché questo inseguimento del loro significato non ha mai termine? E non vorrà dire forse che le inseguiamo alla cieca? Ma se non sappiamo dove e come inseguirle, che cosa sappiamo allora? Inseguiamo le cose servendoci di linguaggi che crediamo sempre più appropriati: ad es., siamo passati dal formulare teoremi matematici con parole del linguaggio comune, a formulare gli stessi attraverso simboli - sia di lettura più immediata, sia che cercano il più possibile di riprodurre la stessa configurazione logica delle relazioni fra gli oggetti matematici trattati. Insomma, il linguaggio codifica i nostri contenuti, e questa codificazione è tutto quello che delle cose abbiamo. Vediamo comunemente il linguaggio come uno strumento per giungere alle cose; ma se le cose sono sempre al di là, si riproduce la situazione già notata a proposito del pensiero umano che cerca di raggiungere le cose che sono notoriamente fuori dal pensiero: così come il pensiero non può uscire fuori dal pensiero, il linguaggio non può uscire fuori dal linguaggio; e siccome non accediamo mai al pensiero puro delle cose, ma al pensiero codificato linguisticamente delle cose, il linguaggio non è uno strumento, ma lo sfondo stesso degli strumenti per capire il mondo. Questo significa che a seconda del linguaggio usato, ci si presenta un mondo diverso; ma esiste un linguaggio privilegiato, che si avvicini più degli altri alle cose? Se ci ricordiamo che le cose reali sono sempre al di là, e ciò che afferriamo sono sempre e solo cose all’interno di un certo modo codificato (linguisticamente) di credere quello che sono; la domanda non ha una risposta né positiva né negativa: semplicemente non ha senso, perché avrebbe senso se ci fossero appunto delle cose da raggiungere – al di là del loro modo di manifestarcisi reale, e cioè per definizione in un modo di manifestarcisi irreale.
.: BIOGRAFIA DELL'AUTORE :.
Herr professor Martin Heidegger (Messkirch, Foresta Nera, 1889-1976) è stato un filosofo tedesco ex-cattolico-esistenzialista-guru-montanaro-contadino-burbero-filonazista-oracolare-aurorale-costruttore-di-baite-nella-Foresta-Nera-fedifrago-traditore-di-mogli-devote-di-Hitler-con-giovani-studentesse-ebree-sue-allieve.
Le sue lezioni universitarie sono rimaste leggendarie - tenute con un linguaggio ed un atteggiamento magnetico, molto diverso da quello dei suoi difficili libri. E' stato scritto di lui che era uno sciamano della parola.
Cresciuto nel minoritario ambiente cattolico tedesco sotto la guida dei gesuiti, se ne distaccò per motivi filosofici, e divenne assistente e poi successore a Friburgo nel 1928, di Edmund Husserl - ebreo, padre della fenomenologia - col quale entrò in contrasto per divergenze teoriche. Alla salita al potere da parte di Hitler, ne divenne sostenitore, ed assunse il rettorato della sua università con un discorso programmatico rimasto famigerato; l’esperienza filonazista deluse ben presto il filosofo, che si dimise dopo un anno, si chiuse nell’insegnamento, e fu sorvegliato dalla Gestapo. Alla fine della guerra, venne prostrato per l’epurazione subita a causa del suo passato politico, e messo forzatamente in pensione anticipata. Dopo qualche anno, grazie ad intellettuali francesi estimatori della sua opera filosofica, venne riabilitata la sua immagine di studioso, ma permasero – ed in parte ancora a tuttoggi – i dubbi sulla sua persona, per non aver impedito, da rettore, che molti ebrei ed oppositori al regime, venissero perseguitati: in particolare il suo maestro Husserl, la sua allieva e giovane amante Hannah Arendt, il suo collega ed amico Karl Jaspers per la moglie ebrea, ed altri allievi poi diventati noti filosofi. Negli ultimi anni di vita si riavvicina al cattolicesimo, lo si vede fare il segno della croce per strada davanti alle immaginette votive, e pronuncia - in una famosa intervista pubblicata, per suo volere, dopo la morte – la famosa frase: Solo un Dio ci può salvare. Muore a 87 anni, con una fama che - in certi ambiti nazionali - rasenta l’idolatria intellettuale, e molte polemiche riguardo un possibile collegamento tra le sue scelte politiche e la sua stessa filosofia.
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