Karl Marx - Il capitale - Das kapital vol unico[Pdf Html - Ita Deu]

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Description

Karl Marx - Il capitale - Das kapital vol unico[Pdf Html - Ita Deu] [Tntvillage.Scambioetico]



Karl Marx

IL CAPITALE

volume unico

versione integrale italiana e tedesca



image



.: Dettagli :.







Autore: Karl Marx

Titolo: Il capitale

Volumi della prima edizione: 3 (voll. 2 e 3 a cura di Friedrich Engels)

Volumi della presente edizione: unico che raccoglie i tre originari in versione integrale

Anno della presente edizione: 1996

Anno di prima edizione: vol. 1, 1867; vol. 2, 1885; vol.3, 1894

Lingua: ITA - GER

Genere: Economia politica

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.: Brevissimo tratteggio puramente introduttivo :.



Il presupposto della filosofia marxiana è che le idee nascono dalla vita pratica - che le condiziona al punto da rendere fallaci le ragioni di chi vorrebbe cambiare comportamento pensando che basti cambiare le idee. Questa, in soldoni, la critica rivolta a Hegel e agli hegeliani di sinistra, i quali ultimi credono di cambiare il mondo criticando le idee, in particolar modo quelle religiose che sono le dominanti. Nella famosa undicesima tesi su Feuerbach, infatti, Marx dice: "Finora i filosofi hanno interpretato il mondo, adesso si tratta di cambiarlo". E' dunque nell'azione pratica che si sviluppa il "movimento reale" e la soluzione delle contraddizioni della vita e della realtà.

Il capitalismo è una di queste contraddizioni, e il capolavoro monumentale de "Il capitale" è stato scritto per chiarire perchè. E' vero che l'opera è un trattato di "Critica dell'economia politica", come recita il sottotitolo; ma descrivendosi in essa il contesto sociale del mondo borghese, si mostra anche che il capitalismo non è solo economia, ma un grande e complesso modo di pensare il senso dell'uomo, dei valori, della pratica, dell'utilità delle cose. Generalmente si è sempre trascurato tutto ciò, appiattendo il capitalismo sul piano puramente del metodo della produzione.

In estrema sintesi, il capitalismo è una contraddizione perchè vede tutto sotto la specie di merce di scambio, convertendo dunque le cose da "utili per la sopravvivenza" in semplice "mezzo di scambio per un profitto". Ordinariamente l'uomo produce cose utili per la sopravvivenza, ma per il capitalismo non esiste questo tipo di utilità, perchè non ha come obiettivo la sopravvivenza dell'uomo, ma l'incremento di danaro rispetto al danaro investito. La sopravvivenza dell'uomo, così come i prodotti del lavoro, il lavoro stesso dell'uomo, e lo stesso uomo (anche il capitalista), sono solo mezzi, ed in tal senso vanno preservati e reintegrati, ma solo finchè fungono. Marx vede pervertito cioè il rapporto tra merce e danaro: non si investe più danaro per ottenere prodotti utili, ma si usano prodotti utili - a cui è tolta la loro utilità ed assegnata la nuova identità di merce di scambio - per ottenere più danaro.

Ma se la produzione non ha più come obiettivo primario l'utilità per l'uomo, l'incremento di danaro (cioè il nuovo scopo del ciclo produttivo) la comprometterà sempre di più - compromettendo la sopravvivenza. E' necessità più che volontà, allora, che il capitalismo capitomboli, in quanto venuto in contrasto proprio con ciò - l'uomo appunto - che lo fa esistere.

Il "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente" è l'azione pratica - non teorica, perchè non nasce da speculazione, ma dai bisogni pratici dell'uomo - che oltrepassa il capitalismo e le sue contraddizioni, e si chiama comunismo. La proprietà collettiva dei mezzi di produzione e la rappropriazione da parte dell'uomo del controllo sul ciclo produttivo - finalizzato al soddisfacimento dei suoi bisogni -, è il ritorno ad una economia di consumo in cui sia salvaguardato innanzitutto il valore primario della sopravvivenza, ed in cui, secondo Marx, nessuno riceverà più secondo i suoi meriti, ma secondo quanto necessita.





.: Rilievi esterni all'opera :.



Nel capitalismo, lo scopo del ciclo produttivo - cioè il profitto, che è uno scopo "economico" - è interno al ciclo stesso, e non più esterno come la sopravvivenza, o anche l'arricchimento personale del capitalista. Si è in errore infatti quando si pensa che il capitalismo serva ad arricchire qualcuno: l'arricchimento che produce per qualcuno - che pure c'è - non è lo scopo del ciclo produttivo - che invece, ripetiamo, è il profitto, l'incremento di danaro rispetto al danaro investito -; ma un suo sottoprodotto, un fine secondario, un effetto collaterale.

Inoltre, elemento fondamentale del capitalismo - e quindi senza il quale il capitalismo sarebbe altro -, è una certa relativa povertà diffusa. Il perchè è chiaro: se tutti fossero benestanti non ci sarebbe incentivazione ad incrementare il benessere. Infatti, all'obiezione canonica che il capitalismo ha creato più ricchezza che in passato, si può rispondere che, in passato il contesto di riferimento della ricchezza e della povertà erano le singole società nazionali; da più di qualche tempo invece, il campo d'azione economico è nettamente internazionalizzato; ne viene dunque che il nuovo contesto è il mondo, che difatti nella sua maggior parte è di gran lunga più impoverito rispetto ad esempio all'epoca pre-coloniale.

Si può credere anche che il tempo profetizzato da Marx per la povertà più nera che conduca all'innesco della rivoluzione, stia proprio per cominciare ora che il capitalismo è all'apice del suo trionfo e sta danneggiando l'umanità più che in passato - per tacere dell'ambiente; ma è un errore, perchè l'umanità povera è debole militarmente e divisa culturalmente. E' indubbio però che l'umanità povera - che è la maggioranza - costituisca comunque una minaccia per l'umanità ricca, e dunque un freno momentaneo alla potenza di quest'utima; ed escludendo politiche da extrema ratio come un sistema di controllo della sovrappopolazione mediante guerre ed epidemie indotte (nessuno si scandalizzi, i popoli non conoscono l'etica), è impossibile daltronde estendere al resto del pianeta - per quanto detto sulla povertà come elemento essenziale - il modello capitalistico, cioè la cosiddetta globalizzazione. E quindi, in futuro è possibile che si creino forme di collettivizzazione e statalizzazione (quest'ultime già in atto nel controllo che gli Stati più importanti effettuano sull'economia per lo meno in ambito di politica estera) che richiamino quelle auspicate da Marx, - perchè se è vero che Marx aveva torto sul fatto che gli uomini non si sarebbero lasciati sfruttare oltre un certo punto, è vero anche che il capitalismo non va controllato dallo Stato solo perchè distrugge l'uomo, ma anche Madre Natura - che potrebbe essere molto meno malleabile.





.: Biografia dell'autore :.



Karl Heinrich Marx (Trevìri 1818 - Londra 1883) nasce nipote di un colto rabbino e figlio di un avvocato convertitosi al protestantesimo per convenienza. Studia nelle scuole di Trevìri, e si iscrive per volontà paterna alla Facoltà di legge di Bonn. L'insofferenza per la scelta universitaria è acuita dall'interesse per la filosofia e la disputa politica; passa le serate a far bagordi con altri studenti, e finisce in prigione per ubriachezza e schiamazzi. Il padre lo spedisce a Berlino, ma qui Marx decide di iscriversi risolutamente all'indirizzo filosofico, e si laurea con una tesi sulle differenze tra i materialismi di Democrito ed Epicuro.

Pensa alla carriera accademica, ma deve accontentarsi di scrivere articoli per la Rheinische Zeitung. Si avvicina a idee comuniste, e il giornale finisce soppresso dal governo nel 1843. Conosce Friedrich Engels, imprenditore tessile, cui si legherà d'amicizia per tutta la vita, e che lo sosterrà economicamente negli anni più duri. Sposa Jenny von Westphalen, giovane baronessa, con la quale ha all'inizio una relazione segreta perchè lo spiantato Marx non sembra al padre di lei un buon partito.

Arriva a Parigi spinto dalla pressione poliziesca del governo tedesco, e comincia a pubblicare sugli Annali franco-tedeschi; ma per influenza del governo prussiano viene espulso dalla Francia e ripara nel 1845 a Bruxelles. Intanto conosce ed organizza società segrete di lavoratori tra Bruxelles e Londra. Nel 1848 l'Europa insorge, mentre Marx è nuovamente espulso e ritorna a Parigi, laddove è nata la repubblica a seguito dei moti liberali. Ha la possibiltà di ritornare anche in Germania, dove a Colonia fonda la Neue Rheinische Zeitung, che viene soppressa l'anno successivo. Per la persecuzione tedesca, decide di ritornare in Francia, ma qui il movimento operaio è stato sconfitto e lui non è persona gradita. Si reca così a Londra dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni, nella miseria, nello studio febbrile alla biblioteca del British Museum, e nella composizione de "Il capitale", sua opera maggiore, di cui vedrà uscire solo il primo volume.











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