Titolo originale:
Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb
Nazionalità: Gran Bretagna - USA
Anno: 1964
Genere: Commedia
Durata: 93 minuti
Soggetto: Tratto dal romanzo “Ref alert” di Peter George
Sceneggiatura: Stanley Kubrick, Peter George, Terry Southern
Montaggio: Anthony Harvey
Musiche:Laurie Johnson
Fotografia: Gilbert Taylor
Scenografia: Ken Adam
Costumi: Bridget Sellers
Effetti speciali: Wally Veevers
Produttore: Stanley Kubrick, Victor Lyndon
Produzione: Columbia Pictures Corporation, Hawk Films
Distribuzione: Columbia TriStar Italia
Data di uscita USA: 14 maggio 1964 (al cinema)
Un generale psicopatico americano, che fa parte dell'alto comando strategico dell'aeronautica, dà ordine a una squadriglia di aeroplani, attrezzati per il trasporto di bombe atomiche, di volare per un'azione contro l'Unione Sovietica. Subito dopo si chiude nella base, e quindi tutti, compreso il presidente degli Stati Uniti, sono impossibilitati ad intervenire. Sia gli alti ufficiali americani sia i massimi esponenti sovietici, tentano di fermare la minaccia di una guerra nucleare.
Scherzando scherzando, Stanley Kubrick, regista del Dottor Stranamore, ha dato corpo alle parole di Kennedy: "Ogni uomo, donna e bambino vive sotto una spada nucleare di Damocle, che pende dal più debole filo, in pericolo di essere spezzato per caso, per sbaglio o per pazzia". Nessun dubbio, infatti, che il film, nella scia di quello spirito antimilitarista che Kubrick aveva già nobilmente espresso con Orizzonti di gloria, denuncia in particolare i pericoli cui andiamo incontro affidandoci a un sistema di controlli e di rappresaglie lasciato dal potere politico nelle mani d'una certa razza di generali e scienziati.
Dunque un film senza peli sulla lingua, della migliore tr{spam link removed}one democratica e civile americana, ma anche uno spettacolo arguto. Sceneggiando, insieme all'autore e a Terry Southern, un romanzo (edito in Italia da Bompiani) di Peter George, già tenente della R.A.F., Stanley Kubrick ha infatti intinto in un bagno satirico il suo originale scheletro drammatico. E la parodia è gustosa nella misura in cui, pur non prendendo di mira personalmente i personaggi della politica internazionale di oggi, si rivolge alle idee che essi incarnano, al comportamento di cui sono i campioni sul terreno militare e diplomatico, ai pregiudizi e ai luoghi comuni che esprimono, siano la voluttà bellicista, la sudditanza al mito della scienza, l'ottusità mentale che inducendo a vedere dovunque il pericolo comunista provoca la minaccia d'una guerra civile, la tecnocrazia e la vuota retorica delle invocazioni a Dio da parte di uomini privi di buona volontà. Realizzato con intenti grotteschi, il film dà perciò forti unghiate a certe tipiche componenti dello spirito americano, (come già Kubrick fece con Lolita), ma nel contempo non risparmia i sovietici; se esso è di volta in volta una satira del film di guerra, del western, del suspense e del giallo psicologico, nel suo complesso ha accenti di elegante ironia sulla disperata condizione dell'uomo contemporaneo. Una commedia, insomma, la quale, come Il dittatore di Chaplin, è nata dalla disperazione. Questa vaga parentela non deve indurre tuttavia a paralleli stilistici. La mano di Kubrick è stringata e lucida, sa tagliare le scene, creare nello spettatore uno stato di attesa crudele, suscitare momenti di ilarità (spassose, qui, le telefonate fra Washington e Mosca), ma non ha propriamente genialità di artista. Agile ed efficace agitatore di problemi, Kubrick resta nell'ambito della migliore produzione commerciale. Ne è conferma l'avere affidato tre parti del film al versatile Peter Sellers: quella di presidente degli Stati Uniti, del dottor Stranamore e dell' ufficiale della R.A.F.: personaggi troppo diversi perché l'abile trasformista riesca a dare a ciascuno pienezza di espressione. Più felici, nella caricatura, sono George Scott nelle vesti del capo di stato maggiore e Slim Pickens in quelle del pilota texano. L'unica donna del film, la debuttante Tracy Reed, ha poca parte e pochissimi vestiti.
Corriere della Sera, 04/04/1964
Ripubblicato in Gli Anni Sessanta in Cento Film, Editori Laterza, 1977
Premi:
* 2 BAFTA al miglior film del 1965
Curiosità:
** Candidato ai Premi Oscar 1965 con quattro nomination (miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura originale), non ne vinse neanche uno (nelle prime tre categorie prevalse My Fair Lady, nell'ultima Becket e il suo re).
** Nel 1989 è stato inserito fra i film preservati dal National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
** Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al ventiseiesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al trentanovesimo posto. Nel 2000 l'ha inserito al terzo posto della classifica dei cento film più divertenti del cinema americano.
** È costantemente nei primi 20 posti della classifica dei 250 film migliori, stilata dai frequentatori dell'Internet Movie Database.
La frase:
Il generale Jack D. Ripper (Sterling Hayden) : Prima sparare, poi chiedere spiegazioni!
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