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I Grandi Dittatori - Tito [DivX - Ita - Mp3] [Tntvillage.Scambioetico]
Visit this info link: Link Visit this info link: Link Visit this info link: Link Visit this info link: Link Visit this info link: Link .:: TITO ::. Josip Broz (grafia cirillica: ????? ????), più conosciuto con il nome di battaglia di Tito (????); Kumrovec, 7 maggio 1892 – Lubiana, 4 maggio 1980) è stato un politico jugoslavo, a capo della Repubblica Jugoslava dalla fine della seconda guerra mondiale sino alla morte. Durante la seconda guerra mondiale, Tito organizzò il movimento antifascista della Resistenza jugoslava. Alla sua leadership viene imputata la responsabilità dei massacri che nell'immediata fine della seconda guerra mondiale colpirono i collaborazionisti degli occupatori dell'Asse e le loro famiglie, nonché una serie di oppositori politici. In questo quadro si imputano a Tito anche i massacri delle foibe e l'esodo istriano. Tito fu uno dei membri fondatori del Cominform; ma resistette all'influenza sovietica (cfr. Titoismo) e divenne uno dei maggiori promotori del Movimento dei Non-Allineati. Gioventù Josip Broz nasce a Kumrovec (oggi nel nord-ovest della Croazia), un paesino della regione dello Zagorje, all'epoca parte dell'Impero Austro-Ungarico. È il settimo dei quindici figli di Franjo e Marija Broz, nata Javeršek. Suo padre è croato, mentre la madre è slovena. Nel 1910 entra a far parte del Sindacato dei lavoratori metallurgici e del Partito Social-Democratico della Croazia e della Slovenia. Tra il 1911 e il 1913 lavora brevemente a Kamnik (Slovenia), Cenkovo (Boemia), Monaco, e Mannheim (Germania), dove lavora alla fabbrica automobilistica della Benz. Si sposta quindi a Wiener Neustadt, in Austria, dove lavora alla Daimler come pilota collaudatore. Nel maggio del 1912, intanto, vince una medaglia d'argento ad un torneo di scherma a Budapest. Nell'esercito austro-ungarico. Nell'autunno del 1913, Josip Broz viene arruolato nell'esercito austro-ungarico. Allo scoppio della prima guerra mondiale Tito, inviato a Ruma, è arrestato per aver svolto propaganda contro la guerra. Imprigionato nella fortezza di Petrovaradin, nel 1915 è trasferito in Galizia a combattere sul fronte russo, dove si distingue come abile soldato e viene raccomandato per una decorazione militare. Il 25 marzo 1915, giorno di Pasqua, in Bucovina la granata di un obice lo ferisce gravemente e in aprile il suo intero battaglione è catturato dai Russi. Prigioniero e rivoluzionario in Russia Dopo tredici mesi trascorsi in ospedale, nell'autunno del 1916 Tito Ë inviato in un campo di lavoro negli Urali, dove i prigionieri lo eleggono proprio leader. Nel febbraio 1917, lavoratori in rivolta entrano nella prigione e liberano i prigioneri. Tito si unisce quindi ad un gruppo bolscevico. Nell'aprile del 1917 Ë arrestato di nuovo, ma riesce a fuggire per unirsi alle dimostrazioni del 16 e 17 giugno del 1917 a San Pietroburgo. Per fuggire Tito scappa quindi verso la Finlandia. Di nuovo arrestato Ë costretto a trascorrere tre settimane nella fortezza di Petropavle, per poi essere trasferito nel campo di prigionia a Kungur, riuscendo perÚ a fuggire durante il tragitto in treno. Si nasconde presso una famiglia russa, dove incontra e sposa Pelagija Belousova. La Resistenza La Jugoslavia il 24 marzo 1941 aderisce al patto tripartito sotto le minacce di Adolf Hitler. Il colpo di stato del 27 marzo 1941, maturato in ambienti militari e auspicato dai servizi segreti inglesi rompe l'accordo con il patto tripartito. Seguono manifestazioni di delirante entusiasmo popolare, al quale non è estranea l'attività sotterranea del KPJ. Dopo pochi giorni la Jugoslavia firma un trattato di amicizia con l'URSS. La prima risposta di Tito all'invasione tedesca è la fondazione di un Comitato Militare come parte del Comitato Centrale del Partito Comunista (10 aprile 1941). Dal 13 maggio 1941, Tito e i partigiani comunisti devono affrontare la competizione dell'Esercito Jugoslavo della Patria (Jugoslovenska vojska u otadžbini, JVUO), l'armata dei cetnici. Si trattava di una forza di resistenza anti-comunista, a base etnica serba (invece che ideologica come i partigiani di Tito), anti-nazista, nazionalista, monarchica e comandata dal Generale Draža Mihailovic, che aveva incluso interi settori dell'esercito jugoslavo rimasti allo sbando. A lungo i cetnici ricevono aiuti dai britannici, dagli Stati Uniti e dal governo jugoslavo in esilio di Re Pietro II. Il 4 luglio, in una riunione del Comitato Centrale, Tito viene nominato Comandante Militare dell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia, e lancia la mobilitazione generale per la resistenza. Come leader della resistenza comunista, Tito diviene un obiettivo delle forze dell'Asse. I tedeschi arrivano vicini a catturare o uccidere Tito in almeno tre occasioni: nell'offensiva (Fall Weiss) del 1943; nella seguente offensiva (Fall Schwarz), in cui, il 9 giugno, Tito viene ferito, ma si salva grazie al sacrificio del suo cane; e il 25 maggio 1944, in cui riesce fortunosamente a scampare ai tedeschi durante l'Operazione Rösselsprung, un lancio di paracadutisti di fronte al quartier generale di Tito a Drvar. Il 28 settembre 1944 la TASS riporta la firma di Tito ad un accordo con l'URSS, che consente un "temporaneo ingresso delle truppe sovietiche nel territorio jugoslavo". Con l'aiuto dell'Armata Rossa, i partigiani jugoslavi liberano Belgrado il il 18 ottobre 1944, e il resto della Jugoslavia entro il 1945.Alla fine della guerra, a tutte le forze straniere viene ordinato di lasciare il territorio jugoslavo. Il Maresciallo Tito durante la Resistenza, 1944 La rottura con Stalin Nel 1948, motivato dal desiderio di creare un'economia forte e indipendente, Tito, non deludendo in questo le speranze in lui riposte dagli Alleati, divenne il primo leader comunista (e il solo ad aver successo) a sfidare la leadership di Stalin nel Cominform e le sue richieste di lealtà assoluta. L'adesione della Jugoslavia al Cominform esigeva un'obbedienza assoluta da parte di Tito alla linea fissata dal Cremlino. Tito, forte della liberazione della Jugoslavia dall'occupazione nazifascista da parte dei suoi partigiani, desiderava invece restare indipendente dalla volontà di Stalin. Le relazioni tra URSS e Jugoslavia ebbero da subito dei momenti di tensione, a partire dalla censura sovietica sui messaggi, che la resistenza jugoslava lanciava da Radio "Jugoslavia Libera", che trasmetteva da Mosca. Tito prese quindi diverse iniziative sgradite ai dirigenti sovietici: • il sostegno ai comunisti greci dell'ELAS, un'insurrezione che Stalin riteneva un'avventura; • il progetto di una federazione balcanica con Albania, Bulgaria e Grecia A partire dal 1945, Stalin iniziò a nominare uomini a lui devoti all'interno del governo e del Partito Comunista Jugoslavo. Allo stesso tempo, Tito rifiutò di lasciar subordinare la sua polizia, l'esercito e la politica estera, così come di veder creare delle società miste di produzione, attraverso le quali i sovietici avrebbero potuto controllare le branche essenziali dell'economia del paese. La rottura con l'Unione Sovietica portò molti riconoscimenti internazionali a Tito, ma creò anche un periodo di instabilità (il periodo dell'"Informbiro"). La via nazionale jugoslava al comunismo venne definita Titoismo da Mosca, che, incoraggiò le purghe contro sospetti titini negli altri paesi del blocco comunista. La Repubblica Socialista Federale Il 7 aprile 1963, il paese cambiò ufficialmente nome in Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Le riforme incoraggiarono l'impresa privata e, rilassarono le restrizioni alla libertà di parola e di espressione religiosa. Nel 1966 Tito firmò un accordo con il Vaticano, che garantiva nuove libertà alla Chiesa Cattolica Romana di Jugoslavia, in particolare nell'insegnamento del catechismo e nell'apertura di seminari. Il nuovo socialismo di Tito trovò opposizione da parte dei comunisti ortodossi, che culminò con la cospirazione capeggiata da Aleksandar Rankovic. capo della sicurezza. In seguito alle dimissioni di Rankovic, ci fu una liberalizzazione, di cui beneficiarono soprattutto artisti e scrittori. Lo stesso anno Tito dichiarò che da quel momento i comunisti avrebbero dovuto tracciare il percorso della Jugoslavia con la forza delle proprie opinioni (implicando una garanzia di libert‡ di espressione e l'abbandono dei metodi dittatoriali). L'Agenzia di Sicurezza dello Stato (UDBA), vide ridotti i propri poteri e il proprio staff ad un massimo di 5.000 persone. Il 1° gennaio 1967, la Jugoslavia fu il primo paese comunista ad aprire le sue frontiere a tutti i visitatori stranieri, abolendo il regime dei visti. Critiche Sono numerose le critiche a Tito. Tra le maggiori risalta l'accusa di democidio fattagli da alcuni accademici come Rummel. Infatti Rudolph Joseph Rummel ritiene che oltre 1.072.000 Jugoslavi siano morti per colpa diretta od indiretta di Tito tra il 1944 ed il 1987. Il regime di Tito viene ritenuto colpevole di crimini contro l'umanità come: • massacro di Bleiburg e le uccisioni sommarie di circa 12.000 ex miliziani anticomunisti sloveni (domobranci) nel giugno 1945; • le persecuzioni anti-italiane e i massacri delle foibe definiti dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano come pulizia etnica, nelle regioni a ridosso del confine italo-jugoslavo che causarono la tragedia dell'esodo giuliano dalmata. Questi ultimi massacri si verificarono poco dopo la fine della guerra e si cercarono di spiegare come vendetta dei partigiani contro i fascisti, ma nella realtà furono attuate, contro tutti coloro che rappresentavano o potevano rappresentare, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, lo Stato italiano in quelle terre (Istria e Trieste) che il nuovo regime comunista jugoslavo rivendicava apertamente. A conferma di un'autentica campagna d'intimidazione contro gli italiani, vi sono anche le affermazioni di Milovan Gilas, vice capo del governo e segretario della Lega dei Comunisti di Jugoslavia che, in un'intervista rilasciata a Panorama il 21 luglio 1991, ammetteva senza giri di parole: "Ricordo che io e Kardelj (dirigente del partito comunista sloveno, ndr) andammo in Istria a organizzare la propaganda anti-italiana. Si trattava di dimostrare alle autorit‡ alleate che quelle terre erano jugoslave e non italiane. Certo che non era vero. Ma bisognava indurre gli italiani ad andare via, con pressioni di ogni tipo. CosÏ fu fatto."; • pulizia etnica contro cittadini di etnÏa tedesca; • massacro di Backa ossia pulizia etnica contro cittadini di etnÏa ungherese; • i soprusi e le uccisioni perpretrati tra il 1945 e 1955 in vari campi di concentramento (quali Teharje in Slovenia e Goli Otok in Croazia) contro oppositori politici. .::.Screenshot.::.Tito wrote:......... ......... .:: Dati Rip ::. 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