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Description

Una giornata di Ivan Denissovic - Aleksandr Solgenitsin

Publication Year: 1963

Language: Italian



Una giornata di Ivan Denisovic è il libro che ha rivelato al mondo lo scrittore Solgenitsin. In un'opera di classica sobrietà, che per nitore espressivo rimanda alle dostoevskiane Memorie di una casa morta, viene descritta per la prima volta una giornata qualsiasi in un campo di lavoro staliniano dove è rinchiuso un uomo semplice, Ivan.

In un giorno qualsiasi del 1953 in un gulag siberiano, con una temperatura di 30 gradi sotto zero, il prigioniero Ivan Denissovic Sciuchov si sveglia come ogni mattina alle 5; il breve arco di tempo tra il risveglio e la magra colazione è uno dei pochi momenti “liberi” della giornata. Ma oggi Sciuchov si rende conto di avere la febbre, circostanza che ha sempre temuto. Intenzionato a marcare visita in infermeria, viene invece minacciato di punizione dal caposquadra detto il Tartaro. L'uomo è disposto a non denunciarlo se Sciuchov lava i pavimenti delle baracche dei capisquadra, lui accetta volentieri perché dopo sarà libero di tornare a mangiare la brodaglia della colazione.

Sciuchov si reca a marcare visita, l'infermiere non può esentarlo dal lavoro perché al mattino gli sono permesse solo due eccezioni: di regola le dispense dal lavoro devono essere approvate la sera precedente. Gli misura la febbre, Sciuchov ha solo 2 linee sopra i 37°. Deve recarsi comunque al lavoro con gli altri condannati.

Passano il controllo delle guardie all'uscita dal campo, è vietato indossare più capi di vestiario di quelli ammessi dal regolamento. Sul luogo di lavoro la loro unica preoccupazione è l'attesa del pranzo, una scodella di sbobba che mangiano con avidità; con uno stratagemma, Sciuchov riesce a procurare alla sua squadra di lavoro due scodelle più di quelle che spetterebbero, così il vice capo gli permette di tenerne una per sé.

Sciuchov è stato condannato a 10 anni di campo di lavoro, che rappresenta la sentenza standard. Nel suo caso, è stato giudicato per tradimento perché è rimasto prigioniero per due giorni dei nazisti nel corso di una battaglia; quando è riuscito a fuggire e tornare al reparto lo hanno accusato di essersi arreso per disfattismo. Al campo ci sono altri condannati per i motivi più vari; uno ad esempio è figlio di un kulak, un contadino piccolo proprietario, appartenente a una classe giudicata controrivoluzionaria durante gli anni più bui dello stalinismo. Gli mancano ancora meno di due anni per giungere a fine pena.


L'autore



Aleksandr Isaevic Solgenitsin è nato a Kislovodsk nel 1918. Si laureò in matematica all'università di Rostov sul Don. Combattè nella seconda guerra mondiale raggiungendo il grado di capitano d'artiglieria. Nel 1945, per una allusione a Stalin contenuta in una sua lettera fu arrestato e condannato a otto anni di lager. Allo scadere della pena fu recluso per altri tre anni.
Rilasciato nel 1956, fu riabilitato e autorizzato a stabilirsi a Rjazan', dove insegnò matematica e cominciò a scrivere. Leader carismatico del dissenso intellettuale sovietico, Solgenitsin si distinse presto dalle posizioni di semplice denuncia delle illegalità staliniane per giungere a una aperta contrapposizione ideologica al regime sovietico con accenti che ricordano il panslavismo del XIX secolo. Nel 1970 la polemica connessa all'assegnazione del nobel ("for the ethical force with which he has pursued the indispensable traditions of Russian literature"). Emarginato in patria, oggetto di mitizzazione messianica presso gli oppositori di regime, caso politico usato propagandisticamente in occidente. Fu espulso dall'URSS nel 1974. Si stabilì prima a Zurigo, poi in USA, continuando la sua opera di violenta requisitoria contro i metodi staliniani e i segni di involuzione censoria dell'URSS. Nel 1993 è tornato nella Russia post-URSS dove è morto per un infarto nel 2008, all'età di 89 anni.


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