Antonio Carlos Jobim-Stone Flower[EacFlacCue](Tntvillage)

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Description


Antonio Carlos Jobim:Stone Flower(1970)






Titolo:Antonio Carlos Jobim:STONE FLOWER
Lingua:PORTOGHESE
Anno:21 APRILE 1970 Genere:MPB:Standard
Etichetta:Sony/Bmg
Durata: 42:18




01. Tereza My Love (4:22)
02. Children's Games (3:29)
03. Choro (2:08)
04. Brazil (9:40)
05. Stone Flower (3:23)
06. Amparo (3:39)
07. Andorinha (3:30)
08. God And The Devil In The Land Of The Sun (2:21)
09. Sabiá (3:57)
10. Brazil (Alternate Take)(5:25)


Il produttore americano Creed Taylor ha prodotto alcune delle migliori incisioni che Antonio Carlos Jobim abbia mai fatto. Archi sontuosi, fiati evocativi e la selezione di musicisti jazz di alto livello sono stati partner perfetti per Jobim, le composizioni hanno il gusto della bossa nova. Questa funzionalità di registrazione è sostenuta dal bassista Ron Carter, il trombettista Urbie Green, il flautista Hubert Laws, ed il soprano sassofonista Joe Farrell. Divenuto classico in molti paesi, Stone Flower presenta un allora giovane brasiliano avvolto da accordi vellutati e da una voce dolcemente dolorante e secca giocando con un Eletric-piano. Cd delizioso, icona del tardo jazz brasiliano targato decade 1970. Buon Ascolto agli amanti.
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[align=center][SIZE=15][color=black]Antonio Carlos Jobim

Antonio Carlos Jobim, nacque il 25 gennaio 1927 nella casa dei suoi genitori in Rua Conde do Bonfim 634, nel quartiere di Tijuca , nella zona nord Rio de Janeiro, ma si trasferì presto, con la famiglia, a Ipanema, sul litorale della città carioca.
Tom, come verrà sempre chiamato, era figlio di un diplomatico, professore, poeta e scrittore, Jorge Jobim, e di una professoressa, Nilza Brasileiro de Almeida Jobim, direttrice di una rinomata scuola femminile. Nel 1931, naque la sua unica sorella, Helena, divenuta scrittrice e giornalista.
L'appellativo di Tom gli fu dato dalla madre, ispirandosi ad una canzone francese, perché la piccola Helena non riusciva a dire il nome completo del fratello maggiore.
Nel 1935 il padre Jorge morì in circostanze non chiare. Secondo alcune fonti si trattò di suicidio; secondo Helena Jobim, invece, si trattò di arresto cardiaco a causa di una dose eccessiva di morfina che gli era stata prescritta come antidepressivo. Il padre, uomo profondamente religioso e inquieto, di cultura ottocentesca, abbandonò per due volte la famiglia per le divergenze con la moglie, di idee socialiste. La sua figura influenzerà Tom per tutta la vita. La carriera di diplomatico di Jorge Jobim non decollò mai completamente, condizionata dal suo umore e dai suoi problemi caratteriali. Dopo alcune esperienze nelle sedi diplomatiche brasiliane, decise di ritornare stabilmente in patria e divenne prima professore di diritto e poi funzionario del ministero dell'educazione. Non poteva restare a lungo fuori dal suo paese: soffriva di saudade do Brasil. Non era il titolo di una canzone (Tom intitolerà così una sua opera strumentale) o una barzelletta: per Jorge Jobim era una cosa seria e lo sarà sempre anche per il figlio.
La madre Nilza si risposò nel 1937 con Celso Frota Pessoa, che ne adottò i figli. La famiglia si trasferì prima a Copacabana e poi ritornò a Ipanema in una casa immersa nel verde e nella natura che influenzerà molto il compositore. Il padre adottivo era un socialista e agnostico, molto diverso da Jorge; fu lui, insieme a uno zio materno, a indurre Tom a coltivare il proprio talento musicale.
Tom crebbe in un ambiente familiare che favorì la sua formazione musicale. A casa, grazie a due zii musicisti, si ascoltavano Bach, Stravinskij, Schömberg, Prokofiev, Debussy, Ravel e Bartòk e, ovviamente, la musica brasiliana, il choro e i chôrinhos.
A 14 anni Tom scoprì un pianoforte nel garage di casa. Inizialmente lo trattò con distacco (era stato acquistato per la sorella Helena e Tom lo considerava roba da ragazze), ma nello stesso ne fu intimorito. Fu l'avvenimento che gli cambiò la vita. Iniziò a prendere lezioni, svogliatamente, ma abbastanza per apprendere velocemente le basi, e non solo, della teoria musicale e della tecnica strumentale.
Non imparò solo a suonare il pianoforte. Gli servì solo per iniziare a comporre scale e armonie e suonare lo strumento era per Tom un fatto tutto sommato secondario. Erano la ricerca di soluzioni armoniche originali che gli interessavano innanzitutto. In seguito completò gli studi musicali dedicandosi alla composizione e imparò a suonare il flauto e la chitarra.
Nel 1946 si iscrisse alla facoltà di architettura, ma l'abbandonò presto. Decise che la sua vita sarebbe stata la musica.
Nel 1949 Jobim si sposò con Thereza Hermanny e un anno dopo nacque il suo primo figlio, Paulo. La seconda figlia della coppia, Elisabeth, nacque nel 1957.
Preoccupato per le condizioni economiche della famiglia, iniziò a cercare ingaggi e a suonare nei night club (i famigerati inferninhos) di Copacabana. Formò un gruppetto di cui faceva parte anche Newton Mendonça, suo primo grande partner musicale (morto giovanissimo nel 1960). Una caratteristica di molti di questi locali, spesso bettole di infimo ordine, ma anche locali più chic, è che erano tematici. Così Tom suonò ogni genere e stile musicale che si potesse ascoltare in Brasile a quell'epoca: samba, tango, swing, canzoni francesi e americane. Fu una palestra importante e fu in quei locali che iniziò a farsi un nome e a perfezionare il suo personalissimo senso dell'armonia.
Tramite lo zio, Tom conobbe il direttore di una radio di Rio che gli procurò una scrittura come pianista per l'emittente e, contemporaneamente, in un locale notturno. Furono i suoi primi lavori da professionista.
I suoi primi lavori importanti furono come arrangiatore. Nel 1952 iniziò a lavorare alla casa discografica Continental. Fu assunto perché sapeva leggere la musica e inizialmente il suo compito era quello di scrivere sul pentagramma la musica composta dagli artisti dell'etichetta. Il suo modo di trascrivere era però personalissimo: Jobim stravolgeva i pezzi, non solo li arrangiava, li riempiva di accordi che nessuno era in grado di capire e di suonare.
Nell'aprile del 1953 uscì il primo disco contenente una canzone di Jobim. Era un 78 giri di Mauricy Moura che conteneva Inserteza composta con Mendonça. Pochi mesi dopo uscirono altri dischi con sue canzoni: Pensando em Você e Faz uma semana cantate da Ernani Filho.
Il suo primo successo come compositore fu Tereza da Praia, un samba-cançao su testo di Billy Blanco, inciso da Dick Farney e Lúcio Alves nel 1954, che era un omaggio alla moglie Theresa.
Il 1954 fu l'anno decisivo per la carriera di Jobim. La Continental decise di lanciare un LP che doveva essere un omaggio e una esaltazione di Rio (con le sue montagne, il suo mare e il suo sole) e lo commissionò a Jobim. Il disco, intitolato Rio de Janeiro - Sinfonia popular em tempo de samba, con testi del paroliere Billy Branco e interpretato da cantanti di successo tra i quali Elizete Cardoso, Dick Farney, Lúcio Alves e altri, non fu un successo memorabile, anche perché l'arrangiamento non fu affidato a Jobim, ma al suo mentore Radamés Gnatalli (allora principale arrangiatore della casa discografica), ma consolidò la sua reputazione.
Alla radio nazionale potè rappresentare una sua composizione sinfonica dedicata al padre, Lenda, e in seguito lavorò con Dolores Duran, celebre compositrice e cantante dell'epoca, e con tutti i principali cantanti brasiliani (tra i quali Luiz Bonfá). Alla fine del 1954 era considerato uno dei migliori arrangiatori e compostori del paese preceduto solo dal mostro sacro Pixinguinha.
Nel 1955 Jobim divenne direttore artistico dell'etichetta Odeon, la più importante del Brasile. Alla fine dell'anno se ne andò, ma l'esperienza gli servì comunque molto e gli diede modo di lavorare con Aloysio de Oliveira con il quale compose molte canzoni poi divenute classici della bossa nova (Dindi, Eu Preciso de Você, Demais e Inútil Paisagem).
Nel 1956 il poeta, diplomatico e musicista Vinicius de Moraes propose a Jobim di musicare il suo poema Orfeu da Conceição. I due si conoscevano poco e solo perché frequentavano lo stesso esclusivo locale di Ipanema, il Clube da Chave, dove Tom suonava il piano e che fu la vera culla della musica brasiliana degli anni '50. Vi si esibiva spesso Johnny Alf, un musicista che suonava il jazz e il cui stile conteneva già il DNA della futura bossa nova.
Jobim fu consigliato a Vinicius, appena tornato da un soggiorno diplomatico all'estero, da suo cognato, il giornalista Ronaldo Bôscoli. L'incontro decisivo, secondo la versione ufficiale della storia, avvenne in un bar del centro, il Villarino, luogo d'incontro degli intelletuali di Rio, alla presenza del giornalista Lúcio Rangel. Alla proposta del grande poeta, Jobim chiese: "c'è da guadagnarci qualche soldo?" L'uscita indignò Rangel che rimproverò il pianista: "Come fai a parlare di soldi davanti a un invito come questo? Tom, hai di fronte il poeta Vinicius de Moraes!". Jobim non si impressionò poi molto e rimase dell'idea che la questione economica non era poi così trascurabile, ma Vinicius simpatizzò immediatamente per l'impertinente pianista.
Ne nacque una amicizia e una collaborazione che fece la storia della musica brasiliana. La sintonia tra i due si rivelò immediatamente fruttuosa. Jobim e Vinicius si rinchiusero in un appartamento di Rio e iniziarono a lavorare sull'Orfeo, la versione carioca del mito classico. Dopo alcuni tentativi su temi samba, fu la volta di Se Todos Fossem Iguais a Você e di altre splendide canzoni.
La piéce fu rappresentata il 25 settembre del 1956 al Teatro Municipal di Rio de Janeiro, con Haroldo Costa nella parte di Orfeo e Dirce Paiva in quella di Eurídice. Ebbe un notevole successo e, nell'ottobre dello stesso anno, Aloysio de Oliveira, che aveva sostituito Jobim alla direzione artistica della Odeon, pubblicò un disco con le canzoni dello spettacolo teatrale. Gli arrangiamenti erano di Jobim, la chitarra era suonata da Luiz Bonfá e la voce di Orfeo era di Roberto Paiva.
Non si può dire che il disco ebbe un grande successo commerciale, ma si trattava pur sempre dell'opera di uno dei più considerati intellettuali brasiliani. La carriera di Jobim come compositore ebbe un nuovo impulso. Le sue canzoni venivano incise da tutti i più importanti interpreti: fu soprattutto la bravissima Sylvia Telles a lanciare le sue nuove canzoni scritte con il fido Newton Mendonça.
Nel 1957 il produttore francese Sacha Gordine, che aveva conosciuto Vinicius durante un suo soggiorno diplomatico a Parigi, decise di realizzare un film basato sul lavoro teatrale Orfeu da Conceição. Gordine decise di non utilizzare nessuna delle musiche già scritte per la piéce originale e per il film, una co-produzione franco-italo-brasiliana, pretese una nuova partitura che fu commissionata a Jobim e a Vinicius.
Jobim rimase parecchio indispettito: non capiva perché bisognasse rifare tutto il lavoro. Ma Vinicius era amico del produttore e quindi, alla fine, Jobim si sottomise alla richiesta. In pochi giorni, al telefono (Vinicius si trovava in quel periodo a Montevideo in missione diplomatica), vennero composte alcune nuove canzoni: A felicidade, Frevo e O nosso amor.
Il regista, Marcel Camus, e Gordine, non le ritennero sufficienti e aggiunsero due pezzi composti da Luiz Bonfá che era stato ingaggiato per suonare la chitarra e per la direzione artistica. Bonfá tirò fuori dal cassetto due sue vecchie e inedite composizioni. Ci fu un po' di scarica barile su chi avrebbe scritto i testi: Vinicius declinò l'invito e alla fine Antônio Maria, pur senza entusiasmo, scrisse le parole per Manhã de carnaval e Samba de Orfeu. Vinicius protestò perché riteneva i testi del tutto estranei alla sua idea di Orfeo: erano troppo positivi e ottimistici, mentre la sua era, nelle intenzioni, la riproposizione di una tragedia greca.
I motivi che portarono malcontento tra i musicisti brasiliani (in particolare Jobim) e che rischiarono di far naufragare il progetto (al punto che Gordine cercò di risolvere la cosa accordandosi con dei compositori europei), era legato ai diritti di pubblicazione. Le canzoni originali non andavano bene perché erano già state pubblicate in Brasile e i francesi, invece, volevano canzoni inedite per poterle pubblicare in Francia. Gordine si prese, così, metà della torta e furono inseriti nel gruppo il regista Camus e due parolieri francesi a cui, nonostante non avessero fatto niente, fu attribuita una quota. Alla fine a Jobim e a Vinicius, così come a Bonfá e a Antônio Maria, rimaneva solo il 10%.
Per i ruoli da protagonista furono scelti Breno Mello (Orfeu) e Marpessa Dawn (Eurídice). Il primo non era un cantante e la seconda era americana: andavano quindi doppiati. Mello non era nemmeno un attore, ma una riserva della Fluminense e fu consigliato a Gordine da Ronaldo Bôscoli, tifoso di quella squadra, perché era nero, bello e atletico. La voce femminile fu affidata a Elizete Cardoso, che aveva appena inciso l'album Canção do amor demais ed era la ragazza di Vinicius. Per la voce maschile si pensò dapprima a João Gilberto, ma poiché il suo timbro non era proprio da negro, fu scelto Agostinho dos Santos.
Il film Orfeu Negro (o Orfeu do carnaval), fu realizzato nel 1958 e vinse la Palma d'Oro a Cannes e l'Oscar come miglior film straniero nel 1959.
Le canzoni del film ebbero un successo straordinario e lanciarono sia Bonfá che Jobim all'attenzione internazionale. Nessuno però, al tempo, utilizzò bossa nova per indicare quel tipo di musica. Gli ingredienti però c'erano già tutti: le musiche di Tom Jobim, le liriche di Vinicius e la chitarra che, come nel brano A felicidade, suonata da Roberto Menescal, conteneva già tutte le caratteristiche ritmiche che avrebbe reso celebre il genere. Mancava solo il tocco finale: João Gilberto.
La nascita della bossa nova è generalmente fatta coincidere, storicamente, con l'uscita del primo album interamente composto da Tom Jobim e da Vinicius de Moraes per la cantante Elisete Cardoso. Il disco, intitolato Canção do amor demais, uscì nel 1959 per la Odeon e conteneva due pezzi nei quali la chitarra era suonata da João Gilberto. Uno era Outra vez, del solo Jobim, l'altro era Chega de saudade.
Le altre tracce del disco sono tutte canzoni melodiche, al limite del melodramma, con un solenne accompagnamento d'archi. Mai Outra vez e, soprattutto, Chega de saudade, erano qualcosa di nuovo. In primo luogo erano su ritmo samba, ma soprattutto avevano una cadenza innovativa e che, all'epoca, fece scalpore. La chitarra di Gilberto era la grande novità.
La bossa nova era nata e, da quel momento, tutti in Brasile, cercando di copiare la batida di Gilberto, iniziarono a suonarla. Jobim, quando incontrò il chitarrista, rimase colpito dal suo modo di suonare; disse che sembrava la cadenza di una lavatrice.
Da quel momento per Tom Jobim iniziò una frenetica attività: non riusciva a star dietro alle richieste che gli arrivavano. Componeva, suonava nei club, suonava alla radio. Tutti i principali cantanti brasiliani, tra il 1959 e il 1960, incisero canzoni e interi album con le sue canzoni. Tra questi, ovviamente, João Gilberto, che prima incise a suo nome Chega de suadade, poi reinterpretò in modo magnifico le canzoni di Orfeu Negro, dal quale era stato escluso, come piccola vendetta personale. L'ultimo ingrediente mancante alla bossa nova, la sua voce nasale, monocorde, ma suggestiva, era stato inserito nella ricetta.
Nel 1959 Sylvia Telles incise due LP con sole canzoni di Jobim, il quale produsse anche gli album di João Gilberto, iniziò a lavorare alla televisione brasiliana (TV Tupi) dirigendo un'orchestra nel programma Noite de Gala, presentò per quasi un anno il programma O bom Tom a

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