ANNA BANTI - NOI CREDEVAMO[TNTVILLAGE]

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Description

ANNA BANTI



NOI CREDEVAMO




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Autore: Anna Banti

Titolo: Noi Credevamo

Pagine: 165

Anno: 1967

Editore: Club degli Editorii

Genere: Narrativa Italiana

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È il 1883. Chiuso nella sua casa torinese, l'ormai settantenne don Domenico Lopresti. gentiluomo calabrese di incrollabile credo repubblicano, inizia a scrivere le proprie memorie, ripercorrendo l'attività politica clandestina, i dodici anni trascorsi nelle carceri borboniche, l'impresa dei Mille vissuta a fianco di Garibaldi, infine l'impiego presso le dogane del Regno unitario. Scrive con rabbia, di nascosto, quasi se ne vergognasse, spinto dalla necessità di frugare nel proprio passato per "rovesciarsi come un guanto": ne trae amarezza e disillusione.............................................





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Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti (Firenze, 27 giugno 1895 – Ronchi di Massa, 2 settembre 1985), è stata una scrittrice e traduttrice italiana.

Uno dei tratti caratteristici della sua scrittura fu quello di porsi come narratrice in una posizione anomala di fronte alle storie, capace sì di assecondarle, ma anche di rifiutarne le suggestioni per rimanere più libera non solo di fantasticare, ma di creare nuovi rapporti con i suoi personaggi.

Fu anche un'abile traduttrice dalla lingua inglese: a lei si deve, ad esempio, la traduzione per Newton Compton delle Memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray

Nata a Firenze nel 1895 da una famiglia d'origine calabrese fu incoraggiata fin dall'inizio dal padre avvocato a intraprendere gli studi umanistici.

I lavori letterari degli esordi furono imperniati sulla memoria e su ricordi giovanili. Un cambiamento avvenne dopo il matrimonio, nel 1924, con il critico e storico dell'arte Roberto Longhi, già suo professore al liceo, uomo di profonda cultura, sia letteraria sia artistica. Assieme, collaborarono alla nascita della rivista Paragone, della cui sezione letteraria la Banti tenne la direzione fino alla morte del marito. In questo periodo la sua prosa divenne più elaborata e raffinata, portando alla luce, con storie complesse a sfondo principalmente psicologico, la condizione delle donne nella società del tempo, analizzando, attraverso la convergenza di punti di vista diversi, personaggi femminili colti con grande acutezza nei loro momenti di crisi morale ed esistenziale.

Fra i suoi romanzi più riusciti sono da ricordare soprattutto Artemisia (1947), che rievoca la vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, narrando una vocazione artistica di donna in lotta con i pregiudizi del suo tempo; le Donne Muoiono (1951) dove il racconto serve da pretesto per un'indagine a fondo, sull'amicizia e sui segreti da mantenere; i racconti raccolti in Campi Elisi (1963), dove ritroviamo il grande tema che interessa principalmente la Banti, la solitudine della donna alla ricerca di una dignità nel mondo degli uomini, in una vicenda di proteste, umiliazioni, ribellioni, dolori.

Dal suo romanzo Noi credevamo è stata tratta la sceneggiatura dell'omonimo film (2010) diretto da Mario Martone.





:::->ANNA BANTI - UNA REGINA DIMENTICATA<-:::





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Non c’è critica, recensione o commemorazione su Anna Banti che non esprima, oltre all’ammirazione, un sentito rammarico. Rammarico poiché le opere di questa autrice – eccezion fatta per Artemisia e la monografia romanzata su Matilde Serao, - non si ristampano da trent’anni almeno.



Ci sarebbero tante obiezioni, tante tesi da avanzare sul perché una delle più importanti scrittrici del nostro Novecento venga deliberatamente ignorata; pur tuttavia, piuttosto che fare qui un elenco di congetture materialmente improduttive, si ha desiderio, con la più candida delle intenzioni, di dimenticare i meccanismi astrusi che governano il mondo editoriale, oltre che il monopolio sul diritto d’autore, e, concretamente, riproporre il dibattito sull’opera eclettica e complessa di Anna Banti.



Agevolare la conoscenza e la circolazione libera dei suoi testi è il primo passo fondamentale. Ed è con questo intento che si vogliono rendere disponibili al prestito i testi bantiani più noti.



Si inaugura così la Biblioteca on line di Anna Banti, una biblioteca fuori dai canoni, con un numero ancora esiguo di copie, ma industriosa e fiduciosa nella buona sorte di questa iniziativa. Nella pagina in questione sono elencati i titoli oltre che le norme del funzionamento – poche, ma necessarie, - che regolano il prestito: libero, gratuito e aperto a tutti.



E a chi si chiede perché, si risponde così: Perché l’opera di Anna Banti è l’icona di quel femminismo fatto di singole storie di rivalsa e non di lotta. Perché pochi autori ricevono in dono il talento di fare narrativa con la storia. Perché la letteratura è ancora passione. Perché esiste tuttora una generazione di lettori che non passa frettolosa, ma si ferma volentieri e senza sacrificio a considerarne il valore. E infine, perchè non si sia costretti a ricordare Anna Banti come “una regina dimenticata”.









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